La Storia dell’Ossigenoterapia iperbarica

L’Ossigenoterapia iperbarica ha origini antichissime: infatti si dice che Alessandro il grande nel 320 a.C. si sia immerso nelle acque del Bosforo, rinchiuso in una campana di vetro.

Il primo documento storico risale al 1662, dovuto al Medico inglese Hershow che utilizzò una “camera” del domicilio del paziente, compressa per mezzo di grandi soffietti.

Nel 1800 si assiste ad una rinascita di interesse per la terapia iperbarica con numerose applicazioni: nel 1834 il dott.Junod costruisce una camera iperbarica che può funzionare con pressioni da 2 a 4 atmosfere.

Nel 1861 viene sperimentata la camera del dott. Jourdanet da parte del grande fisiologo Paul Bert.

Successivamente la ossigenoterapia iperbarica (OTI) si sviluppa fino ai nostri giorni attraverso studi e ricerche scientifiche teoriche e sperimentali indirizzate all’approfondimento dell’azione farmacologia dell’ossigeno, delle indicazioni terapeutiche sempre più precise, della tecnologia e della sicurezza degli impianti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’OTI “una terapia sistemica che sfrutta la solubilità fisica dell’ossigeno in pressione”.

Essa acquista contenuti scientifici sperimentali con il primo Congresso di ossigenoterapia iperbarica tenuto ad Amsterdam nel 1963, durante il quale il Coordinatore dei lavori è il Prof. Boerema, chirurgo e fisiologo olandese che ha il merito di aver utilizzato l’ossigeno iperbarico con interesse pionieristico e con particolare attenzione scientifica.
Al Prof. Boerema si deve la osservazione sperimentale che è stata la chiave di volta della medicina iperbarica, ossia che maiali privati dei globuli rossi sopravvivono se sottoposti a respirazione di ossigeno puro a tre atmosfere di pressione.
I successivi sviluppi portano alla creazione di Istituzioni scientifiche sia in America che in Europa, dove nascono rispettivamente la “Undersea and Hyperbaric Medical Society”(UHMS Stati Uniti) e la” European Committee for Hyperbaric Medicine” (ECHM), che attraverso riunioni chiamate “Consensus Conference”, mirano a definire sempre meglio le patologie per le quali sono evidenti i vantaggi arrecati dalla OTI e le linee guida di utilizzo.

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